Rossella Farinotti al C.R.A.
Il prossimo 3 marzo 2016 avremo l'onore di avere
ospite al C.R.A. la giovane critica d'arte e curatrice indipendente
Rossella Farinotti, che ha deciso di essere dei nostri per presentare il
suo libro "IL QUADRO CHE VISSE DUE VOLTE - come l'Arte influenza il
Cinema", edito per Morellini Editore
"Hitchcock, Visconti, Ford, Dreyer, Saura, Scott, Minnelli, Kubrick.
Sono registi, maestri assoluti. La loro estetica è riconoscibile e magica. Fotogrammi che si assestano nella memoria di chi li ha
visti, e lì rimangono. E poi la cultura di oggi, da Mario Schifano a Andy Warhol, da Kim Ki Duk a David Lynch.
Perché questi autori si sono affidati ad altri maestri, quelli della pittura, hanno riconosciuto la prevalenza di quell’arte nobile e hanno
portato, nei loro film, quel grande valore aggiunto.
Hitchcock ha esplorato Hopper e Dalí: l’inquietante casa di Psycho e le immagini oniriche di Io ti salverò. Visconti ha attinto da Hayez:
il famoso bacio in Senso. Il gladiatore di Ridley Scott è semplicemente un dipinto di Gerome. Kubrick ha “ricostruito” gli inglesi
del Settecento, come Hogarth, in Barry Lindon e mostrato opere contemporanee (Brancusi o Mel Ramos) in Arancia meccanica. John
Ford ha “rifatto” Remington, gran pittore del west in Sentieri selvaggi.
Saura anima Goya (La fucilazione sulla montagna) nel suo Goya. I personaggi di Dreyer in Dies irae scendono letteralmente
dai quadri di Rembrandt. Artisti come quelli citati, applicati ai film: dunque “scenografi” strepitosi, irripetibili, non più rintracciabili.
Non sarebbero bastati… gli Oscar."
biografia di Rossella Farinotti:
Sono cresciuta in un ambiente culturalmente favorevole: da mio padre, scrittore e storico del cinema, derivano il mio nome, Rossella, e la mia passione per il cinema che ho studiato e in cui mi sono laureata alla Statale di Milano, mentre da mia madre l’amore per l’arte, che è diventato un lavoro da quando avevo 21 anni. Mentre facevo il biennio all’Accademia di Brera ho iniziato a lavorare in una galleria d’arte contemporanea di Milano, Project b contemporary art di via Borgonuovo. Ho vissuto un po’ a Berlino, con la scusa di scrivere la tesi per l’Accademia. Berlino è stata la mia città di riferimento per l’arte contemporanea mentre studiavo, insieme a New York che conoscevo da prima. Per 3 anni sono stata assistente di un mio professore di Brera, il critico e curatore Marco Meneguzzo, grazie al quale ho molto imparato, facendo mostre un po’ in tutta Italia, iniziando spacchettando opere di Mario Schifano, o intervistando Emilio Isgrò, o ancora Christian Boltansky mentre allestiva vestiti e stracci all’hangar Bicocca. Negli ultimi 2 anni ho lavorato a fianco delll’ex assessore alla cultura di Milano come sua assistente per quanto riguardava cinema e arte contemporanea. Il progetto che cito sempre, per fatica, importanza e passione, è il dito di Maurizio Cattelan, la scultura L.O.V.E., in piazza Affari a Milano, primo progetto che mi capitò sulla scrivania. Oggi scrivo e curo mostre, sono titolare del dizionario dei film il Farinotti, creato da mio padre più di 30 anni fa, e che sto portando avanti con lui, e ho scoperto una valida realtà che prima non conoscevo bene: quella dei giovani artisti.
"Hitchcock, Visconti, Ford, Dreyer, Saura, Scott, Minnelli, Kubrick.
Sono registi, maestri assoluti. La loro estetica è riconoscibile e magica. Fotogrammi che si assestano nella memoria di chi li ha
visti, e lì rimangono. E poi la cultura di oggi, da Mario Schifano a Andy Warhol, da Kim Ki Duk a David Lynch.
Perché questi autori si sono affidati ad altri maestri, quelli della pittura, hanno riconosciuto la prevalenza di quell’arte nobile e hanno
portato, nei loro film, quel grande valore aggiunto.
Hitchcock ha esplorato Hopper e Dalí: l’inquietante casa di Psycho e le immagini oniriche di Io ti salverò. Visconti ha attinto da Hayez:
il famoso bacio in Senso. Il gladiatore di Ridley Scott è semplicemente un dipinto di Gerome. Kubrick ha “ricostruito” gli inglesi
del Settecento, come Hogarth, in Barry Lindon e mostrato opere contemporanee (Brancusi o Mel Ramos) in Arancia meccanica. John
Ford ha “rifatto” Remington, gran pittore del west in Sentieri selvaggi.
Saura anima Goya (La fucilazione sulla montagna) nel suo Goya. I personaggi di Dreyer in Dies irae scendono letteralmente
dai quadri di Rembrandt. Artisti come quelli citati, applicati ai film: dunque “scenografi” strepitosi, irripetibili, non più rintracciabili.
Non sarebbero bastati… gli Oscar."
biografia di Rossella Farinotti:
Sono cresciuta in un ambiente culturalmente favorevole: da mio padre, scrittore e storico del cinema, derivano il mio nome, Rossella, e la mia passione per il cinema che ho studiato e in cui mi sono laureata alla Statale di Milano, mentre da mia madre l’amore per l’arte, che è diventato un lavoro da quando avevo 21 anni. Mentre facevo il biennio all’Accademia di Brera ho iniziato a lavorare in una galleria d’arte contemporanea di Milano, Project b contemporary art di via Borgonuovo. Ho vissuto un po’ a Berlino, con la scusa di scrivere la tesi per l’Accademia. Berlino è stata la mia città di riferimento per l’arte contemporanea mentre studiavo, insieme a New York che conoscevo da prima. Per 3 anni sono stata assistente di un mio professore di Brera, il critico e curatore Marco Meneguzzo, grazie al quale ho molto imparato, facendo mostre un po’ in tutta Italia, iniziando spacchettando opere di Mario Schifano, o intervistando Emilio Isgrò, o ancora Christian Boltansky mentre allestiva vestiti e stracci all’hangar Bicocca. Negli ultimi 2 anni ho lavorato a fianco delll’ex assessore alla cultura di Milano come sua assistente per quanto riguardava cinema e arte contemporanea. Il progetto che cito sempre, per fatica, importanza e passione, è il dito di Maurizio Cattelan, la scultura L.O.V.E., in piazza Affari a Milano, primo progetto che mi capitò sulla scrivania. Oggi scrivo e curo mostre, sono titolare del dizionario dei film il Farinotti, creato da mio padre più di 30 anni fa, e che sto portando avanti con lui, e ho scoperto una valida realtà che prima non conoscevo bene: quella dei giovani artisti.
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