Sabato scorso al C.R.A. abbiamo avuto un ospite d'eccezione, l'artista/performer Giovanna Lacedra che ha portato a San Miniato il suo lavoro dedicato all'opera di Sylvia Plath intitolato "l'aspirante" (vedi anche http://centroraccoltaarte.blogspot.it/2016/03/il-cra-presenta-laspirante-un-progetto.html.
Una azione performativa che l'artista mette in scena per denunciare la violenza di genere e nello specifico, la violenza psicologica che spesso le donne sono costrette a subire all'interno delle mura domestiche.
Un lavoro forte, suggestivo ed emozionante, che invita il pubblico a riflettere su quanto ancora oggi ci sia da fare per debellare questo costume molto più diffuso di quanto si possa credere.
Il pubblico, attento e silenzioso, ha assistito a questo evento con una concentrazione tale che in poche altre occasioni abbiamo avuto al C.R.A.
Al termine della performance, l'artista si è intrattenuta a dialogare con i nostri ospiti, costruendo così un dialogo intimo ed ancora più efficace della rappresentazione.
Sulla propria pagina di facebook, al suo rientro a Milano, nel rispondere ai vari commenti di ringraziamento Giovanna scrive:
"... il vostro pubblico, il vostro pubblico mi ha dimostrato una attenzione e una sensibilità mai ricevuta prima con questa performance. Non solo, come ricorderete, a fine esibizione l'urgenza di una spettatrice di porre una domanda ha aperto un lungo dibattito col pubblico, non pianificato ma piacevolissimo, in cui mi hai dato modo di spiegare loro chi fosse Sylvia e quanto profonda fosse la sua ferita, benchè esclusivamente psicologica. Ma devo dirvi, anche se presumo lo saprete già, che nel giro di 24 ore ho ricevuto due meravigliose riflessioni da parte di due vostri spettatori: il primo mi aveva già fermata prima che andassi a cambiarmi, e dopo qualche ora mi ha scritto qui su FB una poesia (1*) che era la fotografia metaforico-verbale di quanto gli era arrivato dal mio lavoro, una fotografia pertinentissima, che ha dimostrato la sua grande sensibilità. Il secondo me lo ha segnalato il buon Filippo Lotti, ha inviato a lui la sua lunga riflessione (2*), un'analisi cavillosa, puntuale, profondissima del mio lavoro e dell'insana dinamica che si crea in rapporti fatti di prevaricazione e violenza. Queste due testimonianze sono le più belle, più autentiche e calzanti che L'ASPIRANTE abbia ricevuto dal 2013 ad oggi. Mai nessuno aveva analizzato così il mio lavoro. Avete un pubblico di gran cuore, attentissimo, sensibilissimo. Siete fortunati e sono stata fortunata io ad esser lì con voi ieri..."
alcune foto della performance
(1*) la poesia che Italo Zingoni ha dedicato a Giovanna Lacedradopo avere assistito alla performance
Ispirazione.
(a Giò Lacedra e alla sua coinvolgente “L’aspirante”).
(a Giò Lacedra e alla sua coinvolgente “L’aspirante”).
Non credere davvero
non pensare lontanamente
che le tue dita siano
per me lame taglienti
che la tua lingua mi ferisca
come una spada
non pensare lontanamente
che le tue dita siano
per me lame taglienti
che la tua lingua mi ferisca
come una spada
Il tuo possedermi
è solo ombra d’ossessione
le mie ferite
non hanno più sangue
ho lavato per sempre
i segni della tua presenza
è solo ombra d’ossessione
le mie ferite
non hanno più sangue
ho lavato per sempre
i segni della tua presenza
I tuoi coltelli ormai
neppure mi sfiorano
la mia pelle è così lontana
e le tue parole
non riescono a farmi
neppure il solletico
neppure mi sfiorano
la mia pelle è così lontana
e le tue parole
non riescono a farmi
neppure il solletico
Io ho compreso
come posso ignorarti
abbandonarti per sempre
tu ancora non lo so.
come posso ignorarti
abbandonarti per sempre
tu ancora non lo so.
Incomincia a crescere…
(2*) Il messaggio inviato a Filippo Lotti da un ospite della serata
"Ciao Filippo Volevo ringraziarti per l'opportunità che mi hai concesso, quella di assistere alla performance sulla violenza sulle donne, di oggi pomeriggio. Interessante ed incisiva soprattutto nello sviscerare la concezione del rapporto della donna con l'uomo, con l'amore che costituisce, per lei, una sorta di blocco con il contesto, di sottrazione dalla realtà con la conseguente accettazione, implicita, della violenza e della degenerazione del rapporto stesso. Può capitare di tutto ma l'amore per per quell'uomo al quale si è concessa ed al quale ha concesso la possibilità di entrare nel proprio mondo nella propria interiorità non viene scalfito, non si rompe così come quel vassoio di vetro infrangibile che pur battendolo fortemente per terra rimane integro nonostante tutto nonostante quel gesto è quella volontà di volerlo spaccare. ... Mi puoi fare di tutto ma io sarò sempre qui, presente per come devo, a difendere il mio amore perché è infrangibile, inossidabile. Una prigionia implicita della donna della sua condizione di donna non percepita ed in fondo accettata o giustificata. Grazie"
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